Insediandosi nei locali del soppresso “Spedale de’ Pazzi” in Porta Ticinese, conosciuto anche come Ospedale di San Vincenzo in Prato perché ubicato vicino all’antica basilica omonima, la Pia casa d’Industria e di Ricovero adibì a proprio uso di culto l’annesso oratorio di San Vincenzo, o di San Vincenzino o dell’Ospedale de’ Pazzi.
Nell’autunno del 1835 il pittore Carlo Picozzi assumeva l’incarico di realizzare la nuova pala d’altare in sostituzione di un precedente affresco del Fiammenghino, ormai deperito: l’opera, raffigurante Il Calvario, risulta compiuta entro il 1838. Esisteva anche un altare dedicato a San Vincenzo sovrastato da una pala rappresentante il Santo, sostituita successivamente da quella, tuttora conservata, eseguita da Francesco De Magistris.
La Pia casa era inoltre dotata di una ridotta quadreria dei ritratti dei suoi più munifici benefattori, Aron Vita Finzi, Giuseppe Castelli, Gioacchino Piccaluga: tutte e tre i dipinti furono eseguiti tra il 1838 e il 1840 dallo stesso Picozzi, il quale contemporaneamente andava assumendo analoghi incarichi per l’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri.