Immacolata Concezione in Pantano (1640 – 1785)

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La congregazione dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria fu istituita ufficialmente nella chiesa di San Martino in Nosiggia nella ricorrenza dell’8 dicembre 1640 dall’arcivescovo di Milano Cesare Monti, con il preciso scopo di “soccorrere le fanciulle indigenti in pericolo di perdere l’onestà”. Secondo le memorie del sodalizio allegate agli atti della visita regia del 1769, “alcune persone di cristiana pietà, decise a prestare soccorso alle fanciulle che i tempi calamitosi incamminavano sulla strada della perdizione”, si erano riunite il 1° luglio del 1640 proprio in San Martino in Nosiggia e, sotto la guida del parroco, avevano determinato di fondare una congregazione con lo scopo di fornire aiuto a giovani “pericolanti”, collocandole nel Conservatorio del Rosario, fondato dieci anni avanti dall’arcivescovo Federico Borromeo. L’ambizioso progetto si proponeva di reperire i mezzi per sostentare e dotare almeno dodici ragazze. L’iniziativa avrebbe incontrato subito i favori dell’arcivescovo, al punto che “per maggiormente accreditarlo presso il pubblico si determinò di volerne far esso la prima formalità”. Dall’atto costitutivo risulta che il capitolo era composto da diciotto individui, cinque religiosi e tredici laici, tra i quali erano scelti anche gli ufficiali, tutti con mandato di durata annuale: il priore, il sottopriore, il cancelliere, il tesoriere, due provveditori per ciascuna porta cittadina, con il compito di “procurare molti benefattori della Congregazione”, e i visitatori che, in numero massimo di due per porta urbana, dovevano individuare le ragazze a cui fornire assistenza. Secondo le Regole stabilite dall’arcivescovo Monti, il sodalizio era aperto a tutti i cittadini “timorati di Dio, di buona fama et honesti costumi” in numero indeterminato, ma le cariche di priore e sottopriore erano riservate ai soli ecclesiastici.
Nonostante l’esistenza di altri istituti per l’assistenza alle fanciulle, di fatto le ragazze aiutate dalla confraternita vennero ricoverate unicamente presso il Conservatorio del Rosario, i cui scopi erano i più vicini a quelli della Congregazione dell’Immacolata. Per potersi avvalere del soccorso, le giovani, d’età non inferiore agli undici anni, dovevano rispondere a precisi requisiti: versare in stato d’indigenza, essere esposte al rischio di “naufragio della purità” ed essere oriunde della città o almeno della diocesi, non dovevano inoltre avere dato in alcun modo scandalo o “commesso mancamento intorno all’honestà”.
Le Regole prevedevano di costruire una chiesa dedicata alla Immacolata Concezione, da destinare a sede delle riunioni quindicinali dei confratelli. Nel frattempo si adibiva a tale uso la chiesa di San Martino di Nosiggia e successivamente quella di San Vittore e Quaranta Martiri. In effetti l’oratorio non venne mai costruito e la congregazione finì per trovar sede presso una casa in contrada del Pantano in Porta Romana, donata dal benefattore Marco Antonio Radaelli nel 1644. Con riferimento alla nuova e definitiva ubicazione della casa capitolare, l’ente venne spesso denominato “Congregazione dell’Immacolata in Paltano (o Pantano)”.
Per gli stretti legami esistenti con il Collegio del Rosario, già sul finire del Seicento era invalso l’uso di chiamare la confraternita “Congregazione dell’Immacolata Concezione del Rosario”, con l’aggiunta “de’ secolari” quando occorreva distinguere i suoi componenti dai sei ecclesiastici a capo del Conservatorio poiché alcuni deputati del conservatorio erano al contempo confratelli dell’Immacolata.
Al mantenimento delle educande venivano destinati i proventi derivanti dalla gestione del patrimonio immobiliare, costituito da due case (una in Porta Nuova, l’altra, appunto, in contrada del Pantano) e dagli investimenti in titoli del Monte Civico, del Banco di Sant’Ambrogio e dell’Ospedale Maggiore, ma soprattutto i ricavi realizzati con le raccolte di elemosine effettuate mediante l’ausilio di “cercanti”, che indossavano “una sopraveste longa sino a mezza gamba di colore azuro o celeste”.
Quando nel 1769 il visitatore regio Giuseppe Dugnani svolse la sua inchiesta sulle condizioni della Congregazione si espresse in maniera assai positiva nei confronti dell’operato dei deputati, che avevano evitato di alterare la finalità assistenziale originaria. Il favore del visitatore regio non impedì tuttavia che l’ente seguisse le sorti del Collegio del Rosario previste dalla riforma giuseppina: al momento della soppressione del Conservatorio, avvenuta nel 1785, le ragazze dell’Immacolata vennero trasferite all’orfanotrofio della Stella e mantenute a spese della congregazione che pagava le relative rette. I beni dell’Immacolata vennero trasferiti al Luogo pio della Carità e i confratelli interruppero ogni attività.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano)

Bibliografia:

  • Bruno Viviano, Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), in Antonio Noto e Bruno Viviano, Visconti e Sforza fra le colonne del palazzo Archinto. Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), Milano, Giuffrè, 1980, pp. 308-310
  • Daniela Bellettati, Ragazze e monache tra XVII e XVIII secolo: Santa Maria degli Angeli e il Luogo Pio del Rosario, tesi di laurea, rel. Lucia Sebastiani, Università degli Studi di Milano, a.a. 1986-1987
  • Daniela Bellettati, Ragazze e donne milanesi tra XVII e XVIII secolo: il Conservatorio del Rosario, in «Archivio Storico Lombardo», a. CXIV (1988), pp. 99-150
  • Milano. Radici e luoghi della carità, a cura di Lucia Aiello, Marco Bascapè e Sergio Rebora, Torino, Allemandi, 2008, pp. 83-84 (scheda di Daniela Bellettati)
  • Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, a cura di Lucia Aiello e Marco Bascapè, Como, NodoLibri, 2012, pp. 174-176