La nascita degli Eca e la Seconda guerra mondiale
La legge 3 giugno 1937 n. 847 disponeva la fusione di Congregazioni di Carità e Comitati Eoa negli Enti Comunali di Assistenza (Eca), in cui dovevano essere concentrate anche tutte le “opere ed istituzioni che assolvevano compiti di assistenza generica, immediata e temporanea”. La fondazione degli Eca segnò il completamento della fascistizzazione delle strutture assistenziali: il comitato di amministrazione era infatti presieduto dal Prefetto e comprendeva un rappresentante del Partito nazionale fascista, uno del Fascio femminile e otto membri provenienti dalle organizzazioni sindacali, ma sempre di nomina prefettizia. A Milano l’Eca assumeva il controllo degli istituti e opere pie già gestiti dalla Congregazione di Carità, cui si aggiunsero gli Asili Notturni “Lorenzo e Teresa Sonzogno” e i Ricoveri Notturni “Giuseppe Levi”.
Con il Regolamento generale amministrativo approvato nel 1940 il coordinamento delle attività assistenziali venne affidato a un’apposita Ripartizione per l’esercizio dell’assistenza; contemporaneamente vennero istituite tre commissioni con competenze speciali per il soccorso dei senzatetto e dei minorenni abbandonati e per la sorveglianza sugli asili e i ricoveri notturni, mentre l’azione sul territorio si esplicava mediante l’opera di diciotto uffici di zona.
Urgenze alimentari, abitative e sanitarie erano destinate ad aggravarsi durante il secondo conflitto mondiale, mettendo a dura prova le possibilità d’intervento dell’Eca, soprattutto dopo che i bombardamenti alleati dell’agosto 1943 distrussero la sede centrale di via Olmetto.
Dopo la costituzione della Repubblica sociale italiana nel Nord Italia, le funzioni assistenziali degli Eca vennero avocate agli Enti comunali fascisti di assistenza (Ecfa), dipendenti dal Partito fascista repubblicano. La loro esistenza ebbe però breve durata, tanto che, già nel luglio 1944 la Prefettura disponeva che “tutte le attività già di competenza Eca e rilevate dagli Enti Fascisti di Assistenza venissero nuovamente trasferite agli Eca, compreso il servizio di assistenza agli sfollati, sinistrati e profughi già affidato ai Comuni” .
All’indomani della vittoria alleata, il Comitato di Liberazione Nazionale nominò l’avvocato Ezio Vigorelli commissario straordinario dell’Eca di Milano. Durante il suo mandato, con il supporto del Ministero dell’Interno e di quello dell’Assistenza bellica, del Comando alleato di occupazione e dell’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), vennero affrontate le principali emergenze, mediante la distribuzione di sussidi in denaro, buoni pasto, indumenti, legna, medicinali e mobili nonché l’offerta di ospitalità ai senzatetto, fra i quali numerosi erano reduci, sinistrati e profughi dalla Venezia-Giulia.
Dal dopoguerra all’Azienda di servizi alla persona Golgi-Redaelli
Cessato l’incarico commissariale l’8 ottobre 1946, Vigorelli venne riconfermato ai vertici dell’Eca in qualità di presidente del Comitato di Amministrazione eletto dal Consiglio comunale, allora guidato dal sindaco socialista Antonio Greppi; fu il ritorno al controllo democratico sull’organo di gestione dell’Eca. Sotto la presidenza di Vigorelli (riconfermato fino al 1957) si registrò l’approvazione di un nuovo Regolamento organico (17 aprile 1947) e la riorganizzazione dei servizi di soccorso sia a carattere generico (erogazioni in denaro e in natura) che specifico (in favore di minori, vedove e disoccupati), attraverso l’ammodernamento degli istituti dipendenti e la promozione di nuove iniziative sociali. Risalgono a quegli anni alcuni originali progetti destinati a dare impulso alla ricostruzione di Milano, come l’apertura dei primi ristoranti economici e mense collettive, l’edificazione delle case popolari di via Ponzio e del dormitorio di viale Ortles (destinato a sostituire i locali dei distrutti ricoveri notturni), l’impianto di un dispensario farmaceutico e di un ufficio legale per i poveri e l’inaugurazione dell’Istituto post-sanatoriale “Guido Salvini” (in seguito intitolato a Bruno e Fofi Vigorelli), per la reintegrazione al lavoro degli ex ammalati di tubercolosi.
Un ruolo importante continuava ad essere svolto dagli uffici di zona, diretti da apposite commissioni assistenziali cui competevano l’esame delle domande di soccorso e le determinazioni in merito all’erogazione.
Lo stesso Vigorelli, nel 1946 promosse la costituzione dell’Associazione Nazionale fra gli Enti della pubblica assistenza (ANEA), che si proponeva il miglioramento dell’organizzazione dei soggetti aderenti, “lo studio e l’elaborazione di principi ed esperienze pratiche nel campo dell’assistenza e della sicurezza sociale, la difesa dei diritti e delle rivendicazioni degli enti di assistenza nella loro azione concreta” , attraverso un apposito Centro studi, l’organizzazione di congressi e la divulgazione di temi di attualità sociale tramite il bollettino quindicinale “Solidarietà Umana” e le monografie pubblicate nei “Quaderni dell’ANEA”.
Le attività all’interno degli istituti amministrati andarono gradualmente orientandosi verso l’assistenza agli anziani: mentre nel 1957 l’Istituto post-sanatoriale veniva ceduto all’Inps, nel 1967 cessava l’attività dell’Istituto Ragazzi di Milano (già Istituto Derelitti, poi Istituto di assistenza ai minori), alla metà degli anni sessanta prendeva corpo la riconversione dell’Istituto Inabili a lavoro e della Pia casa di Abbiategrasso in istituti geriatrici, cui seguiva nel 1971 l’inaugurazione della Residenza per anziani di Vimodrone.
Nei decenni successivi proseguirono i lavori nei grandi cantieri dell’ente, con il completamento di quelli per la ricostruzione della sede centrale di Palazzo Archinto nel 1967, l’edificazione dei complessi residenziali di viale Brianza e di via Pasquale Sottocorno e di numerose case coloniche nei poderi.
Nel corso degli anni settanta il tema della riforma delle strutture assistenziali fu ampiamente dibattuto a livello nazionale, determinando il passaggio a un nuovo assetto istituzionale. Per effetto della legge 22 luglio 1975 per l’attuazione dell’ordinamento regionale e del decreto del presidente della Repubblica 24 luglio 1977 n. 616, la legge della Regione Lombardia n. 23 del 1978 sciolse, infatti, l’Eca a far data dal 1° agosto 1978, attribuendo la gestione delle opere pie e degli istituti annessi all’Amministrazione delle Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza (Ipab) ex Eca di Milano; in conseguenza della riforma, i dormitori di viale Ortles e i Centri sociali di zona passarono al Comune di Milano insieme a molto personale dipendente.
L’Amministrazione delle Ipab ex Eca di Milano continuò la gestione delle opere pie Luoghi Pii Elemosinieri, Istituto geriatrico “Camillo Golgi” (sede di Abbiategrasso), Istituto geriatrico “Piero Redaelli” (sedi di Milano e Vimodrone), Baliatico, Derelitti e Orfani, Lainate, Mondolfo, Scotto Palazzi, Trolliet. Queste sei ultime opere pie minori vennero fuse per incorporazione nei Luoghi Pii Elemosinieri con deliberazione della Giunta della Regione Lombardia del 6 febbraio 1998 n. 34505.
L’ultimo cambiamento si è verificato nell’ottobre 2003 con la nascita dell’Azienda di Servizi alla Persona (ASP) Golgi-Redaelli, ente di diritto pubblico qualificato nell’erogazione di servizi sanitari e assistenziali.
(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 39-42, testo di Marco Bascapè e Maria Cristina Brunati)