Figlio di Carlo e di Rachele Cobianchi, Bernardo Locati nacque a Milano il 13 agosto 1818. Persona molto religiosa e “di professione benestante”, anche dopo il matrimonio con Carolina Vandoni, celebrato nel 1854, il suo impegno fu dedicato a favore del prossimo, svolgendo le funzioni di delegato di beneficenza della Congregazione di Carità di Milano per il VI compartimento.
Tale attività era centrale per il servizio della distribuzione degli assegni e delle elemosine ai poveri ordinari, ai cronici, ai poveri decaduti e per la distribuzione delle doti alla povere nubende della città. Milano era infatti divisa in sei compartimenti, in ciascuno dei quali esisteva un comitato di beneficenza composto da sei a dodici persone, nominate dalla Congregazione di Carità, che duravano in carica quattro anni e venivano rinnovati ogni due anni per la metà. Attraverso i delegati – che svolgevano la loro opera gratuitamente – ogni comitato era incaricato di assumere informazioni sulle condizioni morali, economiche ed igieniche degli “istanti”; si riuniva negli uffici della Congregazione di Carità sotto la presidenza di uno dei membri e proponeva gli assegni da elargirsi nel proprio compartimento.
Bernardo Locati svolse quindi le funzioni di delegato di beneficenza della Congregazione di Carità per il VI compartimento – che comprendeva le parrocchie di S. Giorgio, S. Vittore, S. Ambrogio, S. Maria Segreta e S. Maria alla Porta – fino alla sua morte, e dei suoi averi – come riportò “La Perseveranza”, ricordandolo il giorno delle sue onoranze funebri – fece un “uso costante nobile, ponendoli a disposizione dell’umanità sofferente”.
Morì nel suo appartamento al primo piano di via Olmetto 7, il 16 gennaio 1876, a 57 anni “senza aver lasciato né ascendenti né discendenti”. Nel suo testamento del 1° giugno 1873, notaio Leopoldo Cuttica, nominò erede universale la Congregazione di Carità – “che mi onorò dell’incarico di delegato” – salvo l’usufrutto vitalizio alla moglie Carolina, la quale morì il 6 maggio 1906.
Con regio decreto 2 settembre 1876 la Congregazione di Carità fu autorizzata ad accettare l’eredità – che consisteva in numerosi capitali a mutuo presso terzi, nell’appartamento di Milano e nella casa di Costa Masnaga, comune di Tregolo, provincia di Como, per un totale di 82.405,43 lire – con l’obbligo, come richiesto dal testatore, di erogarne le rendite in doti a favore di zitelle povere nubende di savia condotta che appartenessero a famiglia numerosa.
Nel testamento Bernardo Locati non considerò due sue nipoti, Rachele ed Antonia, minorenni, figlie di suo fratello Vittore, scomparso senza lasciare alcuna sostanza pochi mesi prima di lui. La Congregazione di Carità di Milano, aderendo alla domanda della signora Luigia Viglezzi, madre delle due nipoti, “e facendosi interprete anche della volontà del defunto Bernardo Locati che sicuramente non avrebbe dimenticato quelle due nipoti se ne avesse conosciuto il vero loro stato finanziario” si obbligò allora a pagare alle due fanciulle la somma di seimila lire una volta tanto, da effettuarsi alla morte della signora Carolina Vandoni.
Nelle sue ultime volontà Bernardo Locati richiese infine esplicitamente che il suo ritratto ad olio fosse “allocato in una delle sale d’ufficio, a libera scelta del presidente” della Congregazione di Carità.
(da Il tesoro dei poveri, pp. 230 – 231, testo di Antonio Maria Orecchia)