Pur con prerogative specifiche, i Luoghi Pii erano accomunati da finalità caritative che si esplicavano in modo particolare nell’erogazione di sussidi in denaro e in natura e nell’assegnazione di doti a fanciulle povere. I sussidi erano distribuiti per mezzo dei cosiddetti “segni”: biglietti cartacei e gettoni metallici, contraddistinti dall’emblema o dal nome del Luogo Pio che li emetteva, che davano diritto a ritirare razioni di riso, frumento, pane, vino, altri generi commestibili, indumenti e fascine di legna.
Ogni Luogo Pio era dotato di un patrimonio, di entità variabile, grazie al quale poteva svolgere la propria attività di beneficenza.
Tra il 1784 e il 1788 Giuseppe II concentrò 40 luoghi pii nei cinque di maggiore dimensione: Quattro Marie, Misericordia, Divinità, Carità e Loreto. Nel 1801 essi furono concentrati in un unico organismo che, negli anni della Restaurazione, venne denominato Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri. A tale accorpamento si accompagnò peraltro una nuova moltiplicazione di soggetti assistenziali, con la creazione di istituti e ricoveri gestiti dagli stessi Luoghi Pii Elemosinieri per rispondere all’evoluzione dei bisogni e delle politiche sociali, a partire dalla Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso e dalle Pie Case di Lavoro di Milano, fondate dallo stesso Giuseppe II.
Dopo l’unità d’Italia, con l’estensione della legislazione sabauda in materia assistenziale, all’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri subentrò la Congregazione di Carità che si trovò a gestire una struttura ramificata e complessa, comprendente diversi Istituti di ricovero e numerose Opere Pie (che a partire dalla Legge Crispi del 1890 divennero enti pubblici a tutti gli effetti con il nome di “Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza”, in sigla Ipab).
Nel 1937 il regime fascista dispose la soppressione della Congregazione di Carità e affidò la gestione delle Opere Pie che la stessa amministrava al nuovo Ente Comunale di Assistenza, determinando un nuovo accentramento delle funzioni assistenziali.
A partire dagli anni Cinquanta l’Ente iniziò a orientare progressivamente la propria attività verso l’assistenza agli anziani, come testimonia il nome di “Istituti geriatrici” assunto nel 1966 dai ricoveri di Milano (intitolato a Piero Redaelli) e di Abbiategrasso (dedicato a Camillo Golgi) e più tardi dal nuovo Istituto costruito appositamente a Vimodrone (pure intitolato a Redaelli).
Le finalità di assistenza generica ai poveri, invece, che già la Costituzione Italiana aveva indicato come una competenza propria delle amministrazioni locali, nel 1978 – in seguito alle leggi di attuazione dell’ordinamento regionale – furono interamente trasferite al Comune.
Dall’ottobre 2003, infine, l’ente ha trovato un nuovo assetto giuridico come Azienda di Servizi alla Persona Golgi-Redaelli, ente di diritto pubblico con finalità di rilevanza sociale e sociosanitaria.