Giovanni Francesco Arese nacque il 15 marzo 1642 da Benedetto, primo conte di Barlassina, e da Anna Maria Carcano, figlia del sergente maggiore Cristoforo. Benedetto Arese (1612-1673) aveva avuto una carriera estremamente variegata, a cavallo tra il servizio civico e quello militare essendo stato membro dei XII di Provvisione per più annate (1638, 1641, 1650, 1658, 1672), avendo fatto parte del Consiglio Decurionale tra 1649 e 1664, essendo diventato Giudice delle Vettovaglie nel 1645, poi delle Strade nel ’55, ed essendo stato contemporaneamente comandante di una compagnia di gente d’arme nel 1647, capitano di fanteria nel 1648. Nel 1666 era stato creato conte di Barlassina. Dal matrimonio con Anna Maria Carcano ebbe 18 figli e nel 1651 ottenne l’esenzione concessa per i dodici figli. Quinto di tale numerosissima prole, Giovanni Francesco ebbe una carriera tutta svolta nell’ambito militare e nel segno del servizio alla Spagna pur senza tralasciare, sin dagli inizi, proficui contatti con la Casa d’Austria andando, appena undicenne, a servire come paggio dell’arciduca Ferdinando, negli anni in cui, complice il fatto che la regina di Spagna fosse un’Asburgo d’Austria, a Madrid avevano iniziato a non essere più considerati controproducenti i rapporti della nobiltà milanese con Vienna. Difficile pensare che alla carriera delle armi non l’avesse introdotto, oltreché il suo stato di cadetto, le entrature dello stesso suo padre il quale, come s’è detto, era giunto al titolo comitale dopo aver percorso una carriera estremamente interessante perché abilmente giocata sia sul piano delle cariche civiche, sostenute con continuità tra 1638 e 1672 nei diversi ambiti dell’amministrazione milanese, sia su quello delle cariche militari. Non a caso il giovane Giovanni Francesco dopo aver fatto il proprio ingresso nel 1663 nell’ambito militare, nel 1669 fu anch’egli chiamato a far parte dei XII di Provvisione, ma proseguì poi la professione militare diventando nel 1681 mastro di campo, probabilmente lasciando che nella carriera civica e decurionale si facesse onore il fratello Marco il quale, primogenito e secondo conte di Barlassina, fu personaggio insigne pure nell’ambito delle magistrature rege di fine Seicento. Egli infatti fu giureconsulto collegiato nel ’57, decurione dal 1664, vicario di Provvisione nel 1669, avvocato fiscale nel 1673, senatore dal 1675 e, reggente nel Consejo de Italia nel 1682. Dopo la reggenza a Madrid ricoprì il ruolo di presidente del Magistrato Ordinario dal 1685 al 1695, anno della sua morte. Giovanni Francesco invece divenuto cavaliere dell’Ordine di Santiago nel 1670, affiancò – come spesso accadeva – agli incarichi militari quelli diplomatici, svolgendo nel 1681 presso gli Svizzeri e i Grigioni un’ambasceria per conto del re di Spagna.
Dieci anni più tardi, quando lo Stato di Milano era coinvolto nella guerra della Lega di Augusta contro la Francia, Giovanni Francesco Arese fu nominato (nel 1692) generale d’Artiglieria e nel 1695 sergente Generale di Battaglia. Tra 1696 e 1702 divenne dapprima governatore di Novara, poi di Alessandria (1698) quindi di Cremona (1702). Nel 1703 Giovanni Francesco Arese chiese ed ottenne licenza di ritirarsi a vita privata. Dopo l’ingresso dell’esercito austriaco in Milano e la fine del governo di Filippo V di Borbone, nel 1707 Eugenio di Savoia nuovo governatore e comandante dell’esercito asburgico in Italia, dispose che al generale Giovanni Francesco Arese, già giubiliato, fosse corrisposto metà del soldo goduto al momento del congedo, segno evidente che il nuovo regime, e il potentissimo principe Eugenio per primo, nonostante i diversi incarichi logistico-militari sostenuti dall’Arese sotto i precedenti governi, guardava al Nostro con benevolenza e considerazione, cui forse non sono da ritenersi estranei i contatti che fin dagli anni dell’adolescenza Giovanni Francesco aveva potuto instaurare con la Casa d’Austria. Ma neppure va sottovalutato il ruolo che nell’instaurarsi di questa benevola considerazione nei suoi confronti, possono aver giocato i raffinati interessi culturali del generale Arese, il quale amava circondarsi di oggetti preziosi e soprattutto aveva raccolto un’importantissima pinacoteca e potrebbe essere venuto in contatto grazie a questi interessi con altri personaggi dell’ambiente filoasburgico operanti a Milano tra Sei e Settecento come ad esempio l’avvocato fiscale cesareo Antonio Mezzabarba Birago esperto di numismatica, che coltivava quelli antiquari o il marchese Cesare Pagani, collezionista e mecenate di opere di pittura. Nel palazzo di Giovanni Francesco Arese furono rinvenute alla sua morte oltre agli argenti, ai mobili, ai marmi descritti nell’inventario post mortem, tele di grandi pittori quali: Giulio Cesare, Camillo ed Ercole Procaccini, Guido Reni, Spagnoletto, Palma, Caravaggio, Paris Bordone, Rubens, Tiziano, Correggio, Van Dick, Ludovico Caracci, Alessandro Magnasco e molti altri. Questa ricca pinacoteca per volontà del defunto poté essere venduta dall’erede, il nipote Benedetto Arese, mentre con un codicillo rogato dal notaio Vito Bartolomeo Bazzetta il 5 luglio 1718, il generale Arese dispose un “legato d’annue lire 300 per 60 doti da lire 50 cadauna a nubende povere della parrocchia di S. Babila di Milano, ed in loro mancanza di altre delle parrocchie di Porta Orientale già a carico del Luogo Pio Quattro Marie“.
(da Il tesoro dei poveri, pp. 68-69, testo di Cinzia Cremonini)