Il pretore Luigi Pecora, nato a Milano nel 1841 e ivi morto il 16 aprile 1904, figlio di Andrea Pecora e Amalia Lampugnani, aveva sposato Rosa Boschi e viveva a Milano in corso di Porta Vittoria 17. Il benefattore nominava la Congregazione di Carità erede universale con testamento 7 gennaio 1904 pubblicato in data 20 aprile 1904 dal notaio Giberto Bertoglio. L’eredità ammontava a 64.749 lire e comprendeva un certificato del debito pubblico del Regno d’Italia consolidato al 5 %, diversi libretti della Cassa di Risparmio di Milano, l’ultima rata della pensione concessa dal Ministero del Tesoro.
Nelle disposizioni testamentarie il benefattore lasciava l’usufrutto vitalizio del certificato del debito pubblico e un orologio d’argento al fratello Livio Pecora, pittore e maestro di disegno; 1.000 lire alla cugina Giuseppina Gazzari maestra comunale ad Albiate; 300 lire alla famiglia Valentini (alla figlia Costanza e alla madre Marianna Motti), presso la quale Pecora visse negli ultimi anni di vita in una camera ammobiliata in via S. Pietro in Gessate 5; infine, le sue vesti vennero date ad un infermiere che lo accudiva. I pochi debiti lasciati dal testatore riguardavano le cure mediche, le spese per il funerale e per la sepoltura.
Nella documentazione del benefattore è conservato, inoltre, il testamento datato 14 agosto 1896 della moglie Rosa Boschi vedova Pinchiroli nata a Novara nel 1813 e morta a Paullo Lodigiano il 9 gennaio 1897, la quale lasciava tutte le sue sostanze al prevosto della parrocchiale di Paullo con l’obbligo di alcuni piccoli legati, tra i quali il minimo spettante al marito per legge.
(da Il tesoro dei poveri, p. 266, testo di Enrica Panzeri)