La causa pia Ponzone fu fondata da Ambrogio Ponzoni (tale la originaria forma anagrafica del cognome), figlio di Carlo e di Margherita Galletti, morto celibe il 14 aprile 1819 all’età di cinquantanove anni nei Corpi Santi di Porta Ticinese, con testamento stilato nello stesso giorno e depositato il 12 maggio successivo negli atti del notaio Massimiliano Pianca di Milano. Nelle sue ultime volontà il benefattore, che fu sepolto nel Cimitero del Gentilino, istituiva proprio erede universale il nipote Luigi Donon, residente in Ripa di Porta Ticinese, disponendo alcuni legati con oneri: “all’Ospitale Maggiore di Milano condono a titolo di legato il mio credito di un anno, che ho verso il detto Luogo Pio per somministrazione di vasi ed altro della mia professione” […] “Voglio che dal detto mio Erede si distribuiscano in ciascun anno in perpetuo sei doti da lire cento Milanesi cadauna, ma a sei povere figlie abitanti sotto la mia Parrocchia di S. Gottardo all’atto che si collocheranno in Matrimonio” […] “Voglio pure che in tutti gli anni nel giorno di mia morte si distribuiscano lire cento milanesi alli poveri di detta mia Parrocchia a di lui [Luigi Donon] arbitrio, e de’ suoi successori”.
Nel suo testamento, Ponzoni prescriveva inoltre al suo erede di “far celebrare in perpetuo una messa quotidiana nella chiesa della Madonna del Naviglio in vicinanza della casa di mia abitazione corrispondendo al sacerdote per tempo l’elemosina di soldi trenta milanesi per cadauna Messa, oltre la manutenzione e la nomina del capellano spetterà al mio erede e suoi successori per tempo”.
La Causa pia Ponzone fu amministrata dalla Congregazione di Carità dei Corpi Santi fino al 1874, quando, dopo la fusione del Comune dei Corpi Santi con quello di Milano, passò in amministrazione alla Congregazione di Carità del capoluogo. Questa ne mantenne la contabilità separata fino al 1904, quando le “beneficenze di minore importanza” – tra cui la Causa pia Ponzone – vennero “compenetrate” nel bilancio dei Luoghi Pii Elemosinieri. A quel momento la rendita era di 458,85 lire di cui 393,30 venivano distribuite in doti e 65,55 in sussidi. Non per questo cessò l’erogazione della beneficenza dotale voluta dal fondatore, attestata almeno fino al 1932.
(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 342-343)