Monumento a Edoardo Crespi

Alessandro Laforet, Monumento a Edoardo Crespi, 1911
Fotografia originale di Ugo Massaroni

Scultore: Alessandro Laforet (1863-1937)
Anno: 1911
Gruppo scultoreo e quinta in marmo bianco di Carrara, cordoni in Sarizzo, cm 250 x 110 x 250
Milano, Cimitero Monumentale. Riparto XII, n. 129

Alessandro Laforet, Monumento a Edoardo Crespi, 1911 (restauro 2003)
Il monumento a Edoardo Crespi dopo il restauro del 2003

Il monumento a Edoardo Crespi fu commissionato nel 1910 allo scultore Alessandro Laforet e collocato l’anno seguente (lo scultore venne liquidato con Lire 7.000). Il 15 dicembre 1910 l’artista presenta alla Congregazione il proprio preventivo e la descrizione dell’opera. Nel disegno di progetto, presentato il 22 luglio 1911 alla Commissione igienico-edilizia del Comune di Milano ed approvato il 26 luglio, era previsto un medaglione scolpito a bassorilievo con il ritratto del defunto, poi non realizzato, collocato al centro della fascia che chiude in alto la quinta marmorea, ora decorata a rilievo con il motivo della corona di spine.
La Congregazione di Carità di Milano onorò con l’opera di Laforet le ultime volontà di Edoardo Crespi che richiedevano esplicitamente: “un decoroso monumento, compera d’area perpetua nel Cimitero Monumentale della nostra città ed annuale perpetua manutenzione del monumento ed annesso giardinetto ed accensione di una lampada, per la consecutiva durata di settantadue ore davanti al detto monumento in occasione del giorno anniversario della mia morte, e pure il giorno d’Ogni Santi e seguente dei Morti”.
Il gruppo scultoreo si presenta come una rappresentazione simbolica della Carità, titolo designato dall’artista per la figura femminile che offre la sua protezione a un uomo anziano (Il naufrago della vita) e a una giovane con il suo bambino. Laforet si affida dunque al collaudato accostamento di una figurazione ideale con un elemento iconografico di gusto realista e narrativo, artificio formale tra i preferiti nell’ ambito dell’arte funeraria, specie tra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. La quinta marmorea martellinata sul retro che chiude ed enfatizza il gruppo, è un modulo architettonico ideato per compensare la particolare posizione angolare del terreno assegnato alla sepoltura. Una raffinata lampada fusa in bronzo posta all’angolo esterno completa la sepoltura.

(da Il tesoro dei poveri, p. 298, testo di Giovanna Ginex)