Arturo Ferrari nasce a Milano il 26 gennaio 1861 da Cesare, pittore decoratore e collaboratore di Luigi Scrosati nella ornamentazione della Galleria Vittorio Emanuele, e da Filomena Maestri. Giovanissimo, frequenta gli studi di alcuni pittori affermati, tra cui Sebastiano De Albertis, Gerolamo Induno, Ernesto Fontana, Giambattista Lelli, Angelo Ribossi, Ermocrate Bucchi, Mosè Bianchi da Lodi e al contempo si iscrive ai corsi dell’Accademia di Brera (1877-1884) dove studia sotto la guida di Luigi Bisi e di Giuseppe Bertini.
Esordisce alle esposizioni braidensi nel 1879 con Cortile medievale e prosegue con vedute prospettiche di edifici ambrosiani, genere nel quale diventa uno specialista: Interno della chiesa di San Fedele (1880), Interno della chiesa di Sant’Ambrogio (1882), Cartiera (1883), Interno della chiesa di Sant’Antonio (1884) che ottiene il Premio Fumagalli e oggi appartiene alle raccolte dell’Accademia di Brera, Altare della chiesa di Sant’Antonio, Nel chiostro, Dettaglio (1886), Facciata della basilica di San Marco in Venezia (1887), Campanile di Santo Stefano, Naviglio di Milano (1888). Alla prima Triennale di Brera (1891) presenta Il castello di Bicocca, acquistato da Umberto I di Savoia; alla seconda (1894) Milano nel 1700, Quiete mistica (acquistato dal Ministero di Pubblica Istruzione per il Museo Civico di Milano), Mattino di autunno e Venezia: la Scala dei Giganti, mentre alla terza (1897) espone Altri tempi, raffigurante il portale di Palazzo Branda Castiglioni a Castiglione Olona, che ottiene il primo cosiddetto “premio popolare”, espresso dal pubblico per l’occasione. Con un’opera dal medesimo titolo (verosimilmente la stessa) Ferrari partecipa alla Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Tra il 1882 e il 1907 l’artista invia sporadicamente le sue opere alle rassegne indette dalla Promotrice torinese – nel 1882 Interno della chiesa di Sant’Antonio viene acquistato per il Museo Civico di Torino – e tra il 1892 e il 1911 prende parte anche a quelle della Società Permanente di Milano: in tale contesto alla Esposizione Internazionale degli acquarelli (1892) la sua composizione dal titolo Santo Stefano in Borgogna, raffigurante un’antica chiesa milanese, viene premiata con una medaglia d’argento. Nel 1887 Ferrari si unisce in matrimonio con Teresa Ponti, di estrazione alto borghese, da cui ha le figlie Rachele (1889) e Cesarina (1895-1975), anch’essa pittrice.
Oltre a immagini della vecchia Milano – che in quegli anni va scomparendo e viene ricostruita in forme moderne – dipinge anche alcuni ritratti su commissione, alcuni destinati alle quadrerie dei benefattori delle istituzioni ospedaliere e assistenziali cittadine. Tra i principali si ricordano quelli di Giovanni Battista Agudio (1902) per la Congregazione di Carità (oggi ASP Golgi-Redaelli), di Francesco Bordoni e Marianna Maroni Bordoni per l’Asilo Bordoni di via California (oggi all’Istituto di Assistenza ai Minori e agli Anziani), di Francesco Beretta (1917-1918) per l’Ospedale Maggiore (cui nel 1955 perviene un’altra coppia di ritratti a pendant dei coniugi Bordoni-Maroni firmata dallo stesso Ferrari), di Paolo Besana (1932) per l’Orfanotrofio Maschile.
Alla Nazionale di Milano del 1906 espone Un cantuccio di Lombardia, Pioggia d’autunno e l’acquarello Della guerra di Fiandra; partecipa inoltre alle successive mostre Biennali di Brera con Scena antica: el Laghett (1908), Nella vecchia via (1910) che ottiene la medaglia d’oro del Ministero di Pubblica Istruzione, L’età che tramonta, acquistato da Vittorio Emanuele III (1914) e da lui donato nel 1919 all’Accademia Tadini di Lovere, La casa di mia madre (1916), Scene dell’antica Milano (1920), Silenzio mistico (1922), Un pensiero manzoniano (1923).
Nel 1910 è tra i promotori e fondatori dell’Associazione degli Acquarellisti Lombardi, della quale ricopre la carica di segretario insieme al pittore Renzo Weiss; tra il 1911 e il 1919 espone a tutte le rassegne annuali promosse dal sodalizio, alcune volte insieme alla figlia Cesarina.
Ordina due mostre personali a Milano presso la Società del Giardino (1924, 1932) e una a Torino alla Galleria Guglielmi (1931), occasione in cui viene presentato dal collega pittore Marco Calderini.
Muore a Milano il 31 ottobre 1932.
(testo di Sergio Rebora)