Camillo Rapetti nasce a Milano il 16 aprile 1859. Frequenta i corsi dell’Accademia di Brera studiando sotto la guida di Raffaele Casnedi e Giuseppe Bertini; giovanissimo inizia a dipingere all’acquarello (1874) e a olio: rispettivamente al 1874 e al 1875 sono datati il suo primo autoritratto e L’interno della sacrestia di Santa Maria delle Grazie a Milano, ora conservati presso le raccolte della Fondazione IRRCS Ospedale Maggiore Ca’ Granda Policlinico insieme a un nucleo di altre sessantatre opere lasciate a più riprese al nosocomio tra il 1930, il 1938 e il 1942 dalla vedova Irene Orsi (1877-1964). Precocemente, dopo la morte di Tranquillo Cremona (1878) Rapetti entra a far parte degli artisti afferenti alla Galleria Grubicy, fondata nel 1876 dai fratelli Vittore ed Alberto e per la quale si specializza nella realizzazione di acquarelli destinati al mercato d’Oltralpe che spesso riproducono i soggetti di alcuni dipinti cremoniani. Partecipa alle rassegne annuali di Brera con Motivo dal vero (1877), una serie di paesaggi realizzati in Valsolda (1880) e il Ritratto di Antonietta Mola Grubicy De Dragon, commissionato dal figlio Vittore e oggi conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, che ottiene il Premio Fumagalli nello stesso 1880. Alla Esposizione Nazionale di Milano del 1881 presenta il paesaggio Primavera, due opere di genere dal titolo Partita alla morra e Papà non viene? e il dipinto allegorico Gambrinus, mentre a Brera nel 1882 espone Un nuovo punto, Motivo dal vero e un ritratto di commissione Standaert.
Nel 1882 consegue un premio che gli permette di trascorrere un periodo di studio e perfezionamento a Roma e in seguito visita Parigi e Londra. Tornato a Milano, dove apre uno studio in corso Venezia 46 presso cui insegna pittura privatamente, partecipa ad alcune esposizioni nazionali e internazionali in Italia e in Europa: a Roma (1883) con Il medico condotto, Il preferito, Papà non viene? e il Ritratto della signorina Liuzzi, ad Anversa (1884) dove ottiene una medaglia di bronzo, a Torino (1884) con A tiro e I primi passi, a Venezia (1887) con Il Corso Venezia a Milano e Corri… corri. Aderisce anche alle mostre primaverili della Società Permanente dalla mostra inaugurale del sodalizio del 1886 al 1889 con dipinti di genere.
Dal 1887, anno in cui trasferisce il suo studio in via Rossini 3, opera per oltre quarant’anni come insegnante di disegno di figura presso l’Accademia di Brera affiancando prima Casnedi e poi Vespasiano Bignami, dedicandosi in parallelo con particolare impegno al ritratto su commissione, sia da parte di privati che di istituzioni pubbliche ambrosiane. Realizza infatti le effigi gratulatorie a olio su tela dei benefattori Maddalena Agudio Gualla (1887-1889), Vincenzo Nasoni (1888), Luigi Greco (1889) per la Congregazione di Carità (oggi ASP Golgi-Redaelli); di Carlo Pozzi (1889), Angelo Moiraghi (1889), Marco Palletta (1891) ed Ester Preyer Canali (1928-1929), rimasto incompiuto a causa della morte dell’artista, per l’Ospedale Maggiore; di Luigia Nicorini per l’Istituto dei Ciechi (1897).
Oltre che alla pittura da cavalletto Rapetti si dedica anche a quella di decorazione, attuando alcuni significativi interventi sul territorio lombardo. Dipinge a tempera la volta del Teatro Eden in largo Cairoli a Milano (1890) oggi non più esistente, ad affresco l’arco trionfale della chiesa parrocchiale dei santi Alessandro e Margherita a Melzo dopo il collaudo dei lavori di restauro dell’edificio, collaudati dall’architetto Luca Beltrami (1893), la medaglia centrale del soffitto del salone da ballo dell’appartamento milanese di via Borgonuovo del grande imprenditore tessile Cristoforo Benigno Crespi progettato dall’architetto Angelo Colla. Porta inoltre a termine la decorazione della chiesa di Santa Maria Annunciata all’interno dell’Ospedale Maggiore di Milano, oggi sede dell’Università degli Studi, affrescando la cupola con la Glorificazione della Vergine, nei sottostanti arconi i quattro Profeti e i quattro Evangelisti (1896-1901) e poi Storie della Vergine (1908-1913): i dipinti sono andati perduti durante il secondo conflitto mondiale. Agli anni Novanta dell’Ottocento risale anche la pala dell’edicola Negri al Cimitero Monumentale di Milano raffigurante l’Assunta.
Prende parte alla Esposizione Nazionale di Milano del 1906 con Ei passa?! e l’acquarello Bimbi; si ripresenta alla Biennale di Brera del 1916 con il Ritratto della signora Greco Alemani e conclude la sua attività espositiva alla Prima Mostra d’Arte degli Artisti Milanesi alla Famiglia Meneghina (1926) dove ripropone Compiacenze, Rose e il Ritratto di Carlo Pozzi dell’Ospedale Maggiore.
Camillo Rapetti muore a Milano il 18 febbraio 1929 nella sua casa di via Brera 6.
(testo di Sergio Rebora)