Carlo Picozzi nasce nel 1796 a Masnago, oggi frazione di Varese. Si trasferisce a Milano dove frequenta i corsi dell’Accademia di Brera studiando sotto la guida di Luigi Sabatelli (1772-1850).
Dagli anni Venti dell’Ottocento opera a Milano come disegnatore per incisioni a bulino e pittore a olio; tra il 1826 e il 1858 partecipa ad alcune edizioni annuali delle esposizioni di belle arti indette dall’Accademia di Brera presentando ritratti e composizioni di soggetto sacro, i due generi nel cui ambito si svolge la sua attività di pittore. Tra i dipinti di soggetto religioso si ricordano il Sacro Cuore di Gesù (1833), commissionato dal parroco di Cerro (non è noto se Cerro Maggiore o Cerro al Lambro), la Prima comunione di San Luigi amministrata da San Carlo Borromeo (1837), destinata alla parrocchia di Besana Brianza, una Madonna col Bambino dormiente (1844), commissionata dall’avvocato Giunio Bazzoni (1801-1849), poeta e patriota, il Redentore a mezza figura (1844) per la basilica di San Giovanni a Busto Arsizio.
Svolge anche l’attività di copista, realizzando veri e propri d’apres: per un non meglio identificato capitano Matthew riproduce la Madonna con il Bambino del Sassoferrato conservata presso la Pinacoteca di Brera (1839) e per la nobile Notburga Meda (1783-?) il Cristo nell’orto degli ulivi del Salmeggia appartenente alla basilica di Santa Maria della Passione in Milano (1840), copia ora collocata nella cappella del Collegio della Guastalla in Monza.
Verso la metà del quarto decennio dell’Ottocento Carlo Picozzi instaura un rapporto professionale in qualità di pittore con l’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano e, nella fattispecie, con il direttore delle Pie Case d’Industria e di Ricovero Michele Barozzi (1795-1867), suo coetaneo. A sostituire un precedente affresco deperito opera del Fiammenghino, tra il 1835 e il 1838 esegue la pala raffigurante il Calvario per l’altare maggiore dell’oratorio della Pia Casa d’Industria e di Ricovero in San Vincenzo a Milano, altare progettato dall’ingegnere Giorgio Manzi (1798-1882) ed eseguito dal marmorino Pietro Cocchio. Il dipinto, oggi conservato nei locali dell’Archivio Storico dell’ASP Golgi-Redaelli, viene esposto nello stesso 1838 a Brera insieme a una composizione similare, Il Crocifisso con vari santi destinato all’oratorio dei Santi Biagio e Francesco in Garbatola, frazione di Nerviano, dipinto recentemente restaurato (2015) e riesposto al pubblico nella locale chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi.
A seguire, Picozzi porta a termine i ritratti dei benefattori della stessa Pia Casa, sempre su commissione del direttore Barozzi: Giuseppe Castelli (1835-1839), Gioachimo Piccaluga (1838-1840), Aron Vita Finzi (1838). In parallelo, riceve quasi in esclusiva una serie di commissioni di ritratti dei principali benefattori dei Luoghi Pii Elemosinieri: Carlo Costanzo Manzoni (1838), Francesco Gusberti (1841), Giovanni Battista Delfinoni (1843), Ignazio Vidiserti (1847). La collaborazione sembra cessare in coincidenza con la nomina del nuovo direttore dei Luoghi Pii Elemosinieri, Pietro Steffli, orientato verso artisti esponenti di tendenze pittoriche rinnovate; in quegli anni Picozzi riceve peraltro la commissione di un ritratto per la prestigiosa quadreria dei benefattori dell’Ospedale Maggiore di Milano, quello di Giovanni Antonio Valtorta (1849).
Prende parte ai moti insurrezionali delle Cinque Giornate di Milano durante i quali perde una mano. A seguito dell’incidente si allontana progressivamente dalla pittura da cavalletto dedicandosi al restauro e alla vita associativa della Società per le Belle Arti, fondata nel 1844, all’interno della quale ricopre vari incarichi. Nel 1861, nell’ambito della ristrutturazione dell’organico dell’istituto attuata dopo l’unità nazionale, viene assunto dall’Accademia di Brera presso la quale si occupa della conservazione della biblioteca, incarico ricoperto fino alla morte. Nello stesso 1861 pubblica per i tipi del tipografo ed editore milanese Lamperti lo studio intitolato Sulla Cena degli Apostoli dipinta da Leonardo da Vinci.
Vedovo (l’unico figlio era deceduto durante le Cinque Giornate di Milano), Carlo Picozzi muore in disagiate condizioni economiche nel 1883 a Cazzano (oggi Besana Brianza), presso la residenza di villeggiatura della famiglia Zappa di cui è a lungo ospite.
(testo di Sergio Rebora)