Francesco De Magistris nasce a Milano nel 1807; negli anni successivi il padre svolge il ruolo di direttore della Zecca di Venezia, città in cui si trasferisce con la famiglia. A seguito di una caduta, all’età di sette anni il giovane Francesco si frattura un arto inferiore restando menomato e dovendo poi indossare una protesi lignea per il resto della sua vita. Dopo la morte del padre fa ritorno a Milano con la madre e i tre fratelli, interrompendo gli studi musicali intrapresi in precedenza per dedicarsi alla pittura. A cavallo tra il terzo e il quarto decennio dell’Ottocento frequenta lo studio del pittore Pietro Narducci, specialista nel ritratto e nella composizione di figura.
Residente e operante in contrada di San Pietro in Caminadella 3012, nel 1835 esordisce alle esposizioni di belle arti indette annualmente dall’Accademia di Brera con sette ritratti e una composizione di soggetto mitologico, Prometeo; nel 1837 presenta sei ritratti e La fuga di Enea da Troia e nel 1842 due ritratti maschili, uno femminile, uno raffigurante “un fanciullo defunto” e due opere di soggetto sacro: Sant’Anna e Visione di San Giovanni nell’Apocalisse. Nel 1843 espone a Brera Quadro allegorico alla fondazione dell’Istituto dei Ciechi di Milano, commissionata da Luigi Barozzi e rappresentante i ritratti del fondatore e direttore Michele Barozzi (fratello del committente stesso) e dei due primi giovani ospiti dell’ente, Giuseppe Fabbrica e Antonietta Banfi. In seguito, tra il 1844 e il 1863, collabora a più riprese con l’Istituto realizzando pressoché in esclusiva i ritratti gratulatori destinati alla quadreria dei suoi benefattori: Antonio Gargantini (1844), Giovanni Battista Orleri (1846 circa), Giuseppe Minonzi (1849-1850), Federico Agnelli (1850), Alessandro Terzaghi (1850 c.), Marianna Belcredi Confalonieri (1850-1852), Giuseppe Tealdi (1851 circa), Allegoria in memoria di Alberico de Felber (1852), Carlo Staurengo (1853 circa), Giuseppe Antonio Piatti (1854), Clemente Secondi (1855), Enrico Mylius (1855), Giuseppe Cagnola (1855), Camilla Besozzi Figliodoni Lunati (1856), Felice Balzaretti (1857), Ferrante Languiller (1857), Ambrosina Crippa Guaraldi (1860), Innocente Vittadini (1860), Bartolomeo Ponti (1861), Carolina Torelli Taverna (1863), Agostino De Sopransi (1863).
Lo stesso Michele Barozzi, il quale tra il 1834 e il 1859 ricopre anche l’incarico di direttore delle Pie Case d’Industria e di Ricovero di Milano (allora poste a carico dell’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri), nel 1845 commissiona a De Magistris la pala a olio su tela raffigurante San Vincenzo martire in carcere per l’altare dedicato al santo nell’oratorio della Pia Casa d’Industria e di Ricovero in San Vincenzo (oggi conservata all’ASP Golgi-Redaelli).
Nel 1847 De Magistris – registrato nelle guide commerciali di Milano come “pittore storico e frescante” – presenta a Brera Ritratto femminile, nel 1853 il ritratto Belcredi Confalonieri dell’istituto dei Ciechi e Ritratto di una defunta, nel 1854 Il defunto Conte Mellerio destinato alla quadreria dei benefattori del Collegio dei Padri Oblati Missionari di Rho e La vedova di un bersagliere; nel 1856 è la volta di Uomo attempato, Defunto giovane medico, Ritratto femminile, Busto femminile e dei citati ritratti Secondi, Mylius e Besozzi Figliodoni Lunati commissionati dall’Istituto.
Francesco De Magistris muore a Milano nel 1865 ma nelle guide cittadine del 1871 il suo studio, sito in via San Vincenzo 8, risulta ancora attivo.
(testo di Sergio Rebora)