Giuseppe Vismara nasce a Milano nel 1633 da Francesco (1612-1680), pittore, e da Giulia Resta; è nipote per parte di padre di Gaspare Vismara (1688-1651), scultore attivo dal 1616 per il cantiere del Duomo di Milano, di cui ricopre fino alla morte il ruolo di protostatuario. Come il più giovane fratello Isidoro (1644-1703), anche Giuseppe si dedica alla scultura formandosi nella bottega del nonno tra il 1644 e il 1651, passando poi, fino al 1654, in quella di Giovan Pietro Lasagna (morto nel 1658). Da quell’anno inizia a produrre statue per la cattedrale, tra cui una Sibilla (1656), Giuditta (1657), Tobia (1657), un Armigero (1658), Giona (1661), San Carlo e Sant’Anna per l’altare della Madonna dell’Albero (1662), il gruppo rappresentante il Sacrificio di Isacco (1662-1664), un Angelo (1666) e Santa Agnese (1666-1669) per il fianco settentrionale del Duomo. In collaborazione con Carlo Simonetta esegue quattro grandi statue di Angeli tubicini per le nicchie dei pennacchi della cupola della chiesa di Santa Maria della Porta a Milano; è inoltre coinvolto nell’allestimento degli apparati effimeri per le esequie di Filippo IV di Spagna (1665) e l’arrivo di Margherita Teresa d’Austria infanta di Spagna e futura imperatrice d’Austria (1666).
Nel 1667 viene inviato a Roma dal cardinale Alfonso Litta insieme all’ingegnere del Duomo Gerolamo Quadrio presso Gian Lorenzo Bernini per un consulto inerente al problema della soluzione formale della facciata della cattedrale. Durante il soggiorno romano si impratichisce nell’utilizzo della tecnica del conio in bronzo e, tornato a Milano, si applica anche alla realizzazione di medaglie in tale materiale, dedicandone allo stesso cardinale Litta – da lui effigiato anche in un ritratto a mezzo busto in marmo oggi della Fondazione IRRCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e in deposito a Palazzo Morando – e altre, prodotte tra il 1674 e il 1693 circa, a vari personaggi appartenenti al patriziato ambrosiano, tra cui Bartolomeo Arese, Pietro Paolo Caravaggio, Antonio Maria Erba, Vitaliano Borromeo, Cesare Pagani, Francesco da Lemene.
Al rientro da Roma, Bartolomeo Arese gli commissiona la parte scultorea per la cappella Arese della chiesa di Sant’Alessandro a Milano progettata da Quadrio (1669-1674); ancora per il Duomo porta a termine le statue di un Angelo in adorazione del Santo chiodo (1667), Ezechiele (1668-1670) e San Terenzio (1670-1672), Santa Anastasia (1673-1674), Sant’Abaco Martire (1674-1676), San Daniele (1676-1677).
Nel 1677 si allontana dalla scultura monumentale, lasciando la propria bottega al fratello Isidoro e concentrandosi nella esecuzione di medaglie in bronzo raffiguranti ritratti di personaggi milanesi del tempo, di cui se ne conoscono almeno sessantacinque siglate e sette attribuite. Nello stesso 1677 diventa chierico e due anni più tardi viene nominato canonico della chiesa di San Giorgio al Palazzo.
Nel 1700 modella la statua in terracotta policroma raffigurante la Madonna della Soledad, posta a suo tempo nella cappella della villa della Senavra a Milano (appartenente ai Gesuiti di San Fedele) e ora presso il patrimonio culturale dell’ASP Golgi-Redaelli.
Giuseppe Vismara, dedito anche alla stesura di componimenti lirici e letterari, muore a Milano il 13 marzo 1703.
(testo di Sergio Rebora)