Carlo Giulio Trolliet nacque a Milano, nella parrocchia di Santa Maria dei Servi, il 29 agosto 1820. Il padre Claudio, originario di Lione, si era trasferito in Italia con la moglie Maria Maintegneux durante l’età napoleonica ed era divenuto ben presto ispettore della Compagnia d’assicurazione milanese.
L’educazione del piccolo Carlo Giulio si svolse dapprima presso l’Istituto Racheli di Milano e successivamente, tra il 1834 e il 1836, nel Cantone di Appenzel in Svizzera, presso la Scuola cantonale di Trogen. Rientrato a Milano, fu poi collocato dal padre come impiegato nella Compagnia di assicurazione, dopo un breve corso presso un tal ragionier Cavenago.
Ma le inclinazioni del giovane dovevano portarlo ben presto a lasciare la Compagnia per impiegarsi in una manifattura ed apprendere così l’arte della tessitura della seta. Nel 1839 decise quindi di partire per Lione e perfezionarsi in tale arte, stabilendosi inizialmente in casa dello zio paterno Antonio Trolliet e trasferendosi poi presso la ditta Iantet, dove rimase fino alla primavera del 1841.
Durante il suo soggiorno a Lione la madre morì e ciò fu causa di dissapori con il padre, al quale Trolliet si rivolse soltanto per reclamare parte dell’eredità.
Rientrato a Milano ormai ventunenne, fu assunto dall’amico Carlo Galli come direttore dello stabilimento per la fabbricazione delle stoffe di seta ch’egli stava attivando a Como, nel sobborgo di S. Abbondio. Effettuati altri viaggi a Lione nel 1842 per acquistare le macchine necessarie alla nuova attività, si stabilì definitivamente a Como verso la fine di quell’anno, ma non ebbe il tempo di maturare questa esperienza, poiché nel maggio 1843 la polizia austriaca, avvisata da un delatore, irruppe nella sua abitazione, trovandovi carte compromettenti relative alla Giovine Italia e procedendo subito al suo arresto.
Sospettato già da tempo di intrattenere rapporti con gli esuli francesi e ticinesi, Trolliet fu inquisito per delitto di alto tradimento “come attivo agente delle sette proscritte della Giovine Italia e dei comunisti”. Insieme al mantovano Livio Benintendi, infatti, era stato contattato a Lione dall’esule lombardo Siro Antonio Franzini, che aveva convinto i due a lavorare per la diffusione in Lombardia della Legione italica, fondata a Malta nel 1837 da Nicola Fabrizi come “braccio armato” della società mazziniana. Trolliet si valeva della sua posizione a Como e del suo passaporto francese per mantenere una fitta corrispondenza con i rivoluzionari, ma nel corso degli interrogatori non confessò mai apertamente la sua compromissione politica. Il Tribunale criminale, tuttavia, con sentenza del 2 settembre 1843 lo condannò inizialmente al carcere duro a vita e al bando da tutti gli stati imperiali, provvedendo però in seguito a ridurre la pena a 15 e infine a 5 anni, da scontare nella fortezza dello Spielberg.
Ottenuta la grazia nel maggio 1846, Trolliet prese la via dell’esilio e si recò ad Erbelfeld in Germania, dove gli era stata trovata una collocazione presso una casa di commercio. In questa città insegnò tessitura e divenne rappresentante di varie case italiane, facendosi benvolere al punto da ottenere la cittadinanza onoraria. Fu qui, probabilmente, che conobbe la moglie, Guglielmina Springmühl, di origine russa e di culto protestante.
Dopo 3 anni di Spielberg e 13 di esilio, poté rientrare in Italia nel 1859, dopo le vittoriose battaglie di Magenta e Solferino, stabilendosi probabilmente a Torre Pellice, dove impiantò numerosi filatoi. Scarse, purtroppo, sono le notizie relative a questo periodo. Nel 1866 veniva segnalato a Milano, in via S. Giuseppe n. 8, come commissionario in seta e cascami, mentre risale all’aprile 1868 la sua decisione di stabilirsi definitivamente ad Oleggio (Novara), dove rilevò la villa e la filanda di Edoardo Mazza dando inizio a una proficua attività imprenditoriale. In questa cittadina Trolliet fu inoltre consigliere comunale, sindaco, amministratore dell’ospedale, presidente della commissione delle imposte e membro del Consiglio della Congregazione di Carità dal 1881 al 1896.
Un grande dolore fu per lui la morte della moglie, accompagnata dalla delusione di vederle negata la sepoltura nel cimitero comunale perché protestante. Anche l’unica sorella, Carolina, nata a Lione e vissuta sempre a Milano con il padre, lo lasciò nel giugno 1894, nominandolo erede universale dei suoi beni. Egli la seguì due anni dopo, il 14 ottobre 1896: morì vedovo e senza figli, destinando il suo patrimonio alla città di Milano e diversi legati alle istituzioni di carità, alle società operaie e al corpo di musica di Oleggio. Non dimenticò inoltre i nipoti orfani del cognato Emilio Springmühl, già ospitati nella sua villa, né la cognata Anna Springmühl (vedova di quel Modesto Gavazzi che fu suo socio nell’attività serica), nominata usufruttuaria delle proprietà oleggesi.
Ad Oleggio Trolliet lasciò un fondo denominato Cappuccina, un teatro, una villa e una filanda. A quest’ultima rivolse una particolare attenzione, prescrivendo all’erede di conservarla intatta e di introdurvi tutte le migliorie richieste dal progresso industriale. Grande fiducia dimostrò inoltre nei confronti del direttore della filanda stessa, quel Carlo Brambilla ch’egli nominò esecutore testamentario e al quale affidò le sue ultime volontà. La villa, invece, fu trasformata in stazione di cura climatica per bambini, divenendo più tardi sede del Museo civico.
Con il testamento del 15 novembre 1894 e i successivi codicilli del 1895 e 1896, egli volle inoltre che il suo patrimonio fosse destinato ad istituzioni di beneficenza per l’allevamento, l’educazione e l’istruzione dei bambini orfani o privi delle cure dei genitori. Tale patrimonio fu per questo consegnato dall’erede alla Congregazione di Carità, istituto meglio indicato allo scopo. L’Opera pia Trolliet fu eretta in ente morale con decreto del 30 novembre 1899, ma la somma, che ammontava a poco meno di 900.000 lire, poté essere consegnata soltanto nel 1902, dopo un giudizio promosso invano dall’Associazione nazionale per la fanciullezza abbandonata e dal Consiglio degli orfanotrofi per tentare di ottenere l’eredità.
Le spoglie di Carlo Giulio Trolliet riposano in una cappella funebre nel Cimitero Monumentale di Milano.
(da Il tesoro dei poveri, p. 258, testo di Paola Zocchi)