Il podere Campazzo (o Campaccio) perviene ai Luoghi Pii Elemosinieri di Milano con l’eredità del benefattore marchese Francesco Belcredi (testamento 26 maggio 1851 e successivi codicilli).
La possessione si compone di 542 pertiche con acquedotto e testa di fontanile che inizia negli orti dell’Abbazia di San Celso, alla quale essa originariamente appartiene; nel 1521 monsignor Pallavicino Visconti, perpetuo commendatario dell’Abbazia stessa, vende al conte Francesco d’Adda i beni del Campazzo: questi verranno portati in dote da Bradamante d’Adda al momento del suo matrimonio con il conte Claudio Rasini, avvenuto nel 1650. Il 23 marzo 1726 i Rasini cedono il podere ad Antonio Carli (casato di cui ricorrono spesso e indifferentemente le dizioni De Carli o de Carli), appartenente a una famiglia di un accreditato esercizio bancario nella Milano del XVIII secolo ed elevata a titolo comitale da Giuseppe II. Deceduto Antonio Carli, i figli ed eredi Carlo e Felice, quest’ultimo canonico, incaricano l’ingegnere collegiato Carlo Antonio Pissina di redigere la consegna del Campazzo, che, recante la data primo aprile 1731, rappresenta una dettagliata descrizione del podere; una seconda consegna, stilata da Paolo Ripamonti Carpano, altro ingegnere collegiato, il 4 settembre 1778 viene realizzata su incarico dei nuovi proprietari, i fratelli Giuseppe e Andrea Carli, figli del defunto Carlo. Del Campazzo risulta affittuaria la famiglia Bareggi per quasi un secolo e mezzo, precisamente dal 1693 al 1840.
Per iniziativa del sacerdote Antonio Luigi Carli (1732-1807), prevosto della collegiata di San Giorgio al Palazzo in Milano ma anche scrittore, oratore e teologo, nel 1802 viene edificato un oratorio dedicato a Sant’Ignazio annesso alla casa di abitazione dei fittabili del Campazzo, in cui dopo la morte l’ecclesiastico verrà sepolto. Antonio Luigi lascia in eredità i beni del Campazzo al nipote Carlo, prosecutore della banca di famiglia e violinista dilettante in rapporti di consuetudine con musicisti quali Nicolò Paganini e Alessandro Rolla e liutai del calibro di Pietro e Giovanni Mantegazza. Il nobile diventa custode, negli anni della Repubblica Cisalpina e in quelli della Restaurazione, della pregevolissima collezione del conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue con facoltà di vendita. Sarà lui a esitare a Paganini nel 1817 uno Stradivari ritenuto dal proprietario “il più forte”.
Alla morte di Carlo Carli, avvenuta nel 1837, i figli Giuseppe (1799-1862), Felice (1804-1839), Giacomo Filippo (1808-1873) e Carlo Alfonso (1810-1853) disperdono il patrimonio ereditato; il Campazzo viene acquistato dal possidente Giuseppe Biraghi, residente ai Tre Ronchetti, con istrumento 17 aprile 1837 registrato negli atti del notaio Cristoforo Caimi. Dal 1843 il podere appartiene al dottor Giuseppe Orsi, residente a Milano, che ne prosegue la gestione attraverso l’affitto a terzi, cedendolo nel 1850 a Francesco Belcredi, cui si deve il rinnovamento dell’oratorio di Sant’Ignazio (1851). Nel 1851 Francesco Belcredi si assicurò anche il contiguo podere Staderetta acquistandolo da Gerolamo Radice.
Con le sue disposizioni testamentarie redatte il 28 novembre 1847 il marchese Belcredi, deceduto il 14 novembre 1853, lascia erede universale delle sue sostanze l’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano: allo scadere dei contratti di locazione in corso al momento dell’adizione ereditaria, l’ente provvide a un nuova locazione unificando i beni del Campazzo e della Staderetta.
Nel 1984 il podere viene alienato dall’Amministrazione delle IPAB ex ECA; nel 2014 la Cascina Campazzo, sita nel Parco agricolo urbano del Ticinello e sede di attività ricreative e culturali promosse dagli attuali fittabili, è passata sotto la diretta gestione del Comune di Milano come previsto dal Piano di Governo del territorio. In conseguenza di tale atto, diverse aree verdi che nel vecchio Piano regolatore erano considerate edificabili sono diventate definitivamente aree verdi, determinando un ampliamento del perimetro del Parco Sud.
(testo di Sergio Rebora)