Nato presumibilmente intorno al 1568, Alessandro Moriggia era figlio di Giovanni Paolo e di Veronica Bernareggi. Scarse sono le notizie sulla sua vita: solo a partire dai primi anni del Seicento, quando oramai trentacinquenne venne annoverato tra gli impiegati del Consorzio della Misericordia, la documentazione sul benefattore si fa più copiosa.
Assunto nel 1603 dal Consorzio della Misericordia (dove il padre dal 1593 era cassiere), Alessandro dimostrò subito grande abilità: già dopo pochi mesi ottenne un considerevole aumento sul salario iniziale di 300 lire annue e dal giugno dell’anno successivo venne investito della carica di vice-tesoriere che mantenne fino al 1627.
Ma la sua vita professionale non si limitò al solo Consorzio: sempre seguendo le orme del padre, tra il 1608 e il 1619 ricoprì diverse cariche amministrative per conto di prestigiose famiglie milanesi e presso altri luoghi pii e collegi: fu procuratore dei conti Taverna, amministratore di Giovanni Altemps duca di Gallese; inoltre dal 1608 al 1616 fu cassiere e procuratore del Collegio Marliani di Pavia e tesoriere del Luogo pio Monte Angelico. Infine dal 1607 sino all’anno in cui scomparve, fu capo del personale della regia Zecca. La lunga e attiva carriera di amministratore gli consentì di accumulare una non trascurabile fortuna da lui investita in beni immobili, nell’attività di prestito a privati e a comunità e nell’acquisto di redditi “statali”. Come risulta dall’inventario dei suoi beni, compilato nel 1628 dopo la sua morte, Alessandro era proprietario di una possessione in territorio di Landriano, pieve di San Giuliano, di circa 450 pertiche, affittata per canone annuo di oltre 1700 lire; di una casa da nobile e di diverse case da pigionanti, situate sempre nel comune di Landriano; e infine, a Milano, di una casa sita in Porta Nuova, parrocchia di Santo Stefano in Nosiggia. Ma la sua fortuna non si limitava ai soli beni immobili: egli era infatti titolare di un censo di oltre 9000 lire che la comunità di Cassano, pieve di Dairago, gli corrispondeva in ragione di 675 lire annue, di un altro censo di 4000 lire che riscuoteva dal dottor Carlo Corio e ancora di circa 6000 lire di redditi annui “assentato sopra l’impresa della Mercanzia e del Sale” che, approfittando delle difficoltà finanziarie della Corona spagnola, egli aveva acquistato già a partire del primo decennio del Seicento.
Il 13 maggio 1628 “aetatis annorum 60 vel circa ex febre et apoplexia […] sine pestis suspicione” Alessandro Moriggia moriva. Fu sepolto, secondo le sue ultime volontà, nella Chiesa di San Bernardino alle Monache. Nel suo testamento del 9 settembre 1627, confermato dal successivo codicillo del 5 aprile 1628, istituiva erede universale il Consorzio della Misericordia obbligandolo a non alienare né permutare le sue sostanze e ad occuparsi di “maritare quattro fanciulle di detto Borgo di Landriano dando alle medesime lire trenta per ciascheduna da preferire quelle nate nelle sue case”. In caso di contravvenzione alle sue volontà il Moriggia dichiarava che il Consorzio avrebbe dovuto essere sostituito o dal Luogo pio di Santa Corona o dal Luogo pio delle Quattro Marie.
(da Il tesoro dei poveri, pp. 96-97, testo di Katia Visconti)