Luisa Margherita Maria Peroni nasce a Vedano Olona il 6 agosto 1918 da Luigi e da Paola Masera. Dopo la diagnosi di un tumore all’occhio e la conseguente amputazione dell’organo, la famiglia la avvia agli studi in modo non convenzionale. Nel 1941 si laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano; l’anno seguente sposa l’avvocato Franco Mattioli, da cui avrà i figli Luca e Paola.
Assistente del prof. Roberto Ago presso l’Istituto universitario di Diritto Internazionale, durante la Resistenza partecipa all’attività clandestina di un gruppo di partigiani costituitosi presso l’ateneo. Nel 1954, ottenuta l’iscrizione all’albo degli avvocati di Milano, collabora nello studio legale del marito. Dopo l’emanazione della legge 66 del 1963, che consente alle donne l’accesso in Magistratura, è nominata Vicepretore onorario presso la Pretura cittadina, incarico che ricoprirà fino al 1967: prima donna in Italia a svolgere la funzione di giudice e a redigere e firmare una sentenza, dal 1968 al 1976 è presidente del Collegio cittadino dei Probiviri.
Iscritta al PSI dal 1962, per vari anni s’impegna nelle attività della Commissione Femminile Socialista, partecipando alle lotte per l’emancipazione e il miglioramento della condizione della donna nella dimensione pubblica e privata; dapprima esponente poi consigliere dell’UDI – Unione Donne Italiane, dal 1984 al 1993 è presidente dell’Unione Femminile Nazionale, cui darà il suo contributo portando i conti in attivo e ampliando l’opera di diffusione della cultura femminile e femminista.
Esperta in diritto di famiglia e in diritto minorile, con particolare attenzione alle problematiche dei figli nati fuori dal matrimonio, nel 1967 è tra i soci fondatori del Centro per la Riforma del Diritto di famiglia e dal 1973 al 1984 è presidente dell’Istituto minorile Marchiondi Spagliardi; ogni incarico, come ricordato dalla stessa Peroni in un suo scritto, è “sempre senza emolumento alcuno”, secondo l’etica della solidarietà socialista.
Nella primavera 1966 Peroni è designata consigliere dell’Ente Comunale di Assistenza di Milano, ruolo che ricoprirà fino alla scadenza del mandato nel dicembre 1971. Dapprima nominata nelle Commissioni Assistenza e Finanziaria e Affari Generali, successivamente – per la sua formazione giuridica – è assegnata alla Sovraintendenza Affari Legali, cui darà il suo contributo occupandosi delle azioni nei confronti della Fondazione Giovanni e Mariora Gialdini, del gruppo di inquilini di via Ponzio, della vertenza con l’Università per la cessione dell’edificio sede del Collegio universitario a Sesto San Giovanni e della controversia fra l’Eca e l’Immobiliare Cirene 1 (a causa del mancato perfezionamento del rogito, in seguito all’acquisto dei locali in viale Cirene, adibiti a sede del Centro Sociale Romana).
Nel quinquennio del suo operato, il settore dell’assistenza legale agli indigenti a lei affidato riceve particolare impulso grazie alla sua professionalità e solidarietà umana. In sede consigliare è parte attiva nella soluzione di problemi organizzativi, amministrativi e giuridici con iniziative per la creazione del nuovo Istituto di Vimodrone, la ristrutturazione degli Istituti mediante l’incremento di posti letto, la riqualificazione del personale e il graduale trasformazione degli Istituti in ospedali geriatrici; esterna le sue preoccupazioni sulla situazione patrimoniale dell’Ente, suggerendo l’avvio di graduali alienazioni per sopperire al disavanzo di bilancio, dichiarandosi convinta della necessità di chiudere la struttura di via Venini e di collocare tutti i minori in altre istituzioni cittadine.
In occasione dell’ultima seduta del Comitato di Amministrazione, il Presidente Crippa ne elogia “zelo, attaccamento all’Ente, preoccupazione per ogni minima vicenda”, le riconosce il merito di aver ravvisato il settore dell’assistenza ai minori, “prima forse un po’ dimenticato” e di essere stata in grado di conferire “nuovo respiro alle attività” dell’Eca.
Nel 1993, dopo la morte avvenuta a Milano il 4 luglio dello stesso anno, è insignita dalla Provincia della medaglia d’oro di Riconoscenza alla memoria.
(testo di Lorenza Barbero)