Giuseppe Taglioretti nasce a Limbiate nel 1790; si diploma in ragioneria e si dedica a studi filosofici. Appena ventenne è assunto in qualità di “Alunno” nella Sezione III della Congregazione di Carità napoleonica, Ente in cui lavorerà – seguendone i cambiamenti istituzionali – per oltre cinquant’anni.
Durante la sua lunga carriera ricopre diversi incarichi: scrittore bimestrale con paga giornaliera di 2 lire italiane, scrittore con contratto stabile presso la segreteria, ragioniere coadiutore e infine protocollista presso il Luogo Pio Triulzi e Orfanotrofi.
Superato un concorso interno, Taglioretti è nominato “protocollista speditore” presso l’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri, come attesta il giuramento prestato nel dicembre 1832, in cui promette “di eseguire con tutta esattezza, zelo ed onore le incombenze dell’impiego […] affidato: di conservare il più rigoroso segreto negli affari d’ufficio: di ubbedire e di portare il dovuto rispetto agli ordini delle autorità […] e di non entrare mai in alcuna società segreta”.
Nel 1839 partecipa ad un concorso indetto dall’Ente per un posto di Archivista presso l’archivio patrimoniale; per ottenere l’incarico remunerato con 1.500 lire austriache, i partecipanti, oltre al superamento delle prove, devono “saper leggere con franchezza i caratteri antichi”. Nella domanda d’iscrizione Taglioretti si augura che la sua richiesta sia accolta, in caso contrario “si vedrebbe chiuso l’adito ad avanzamento, e […] si troverebbe nella di lui vecchiezza, dopo […] quasi tutti gli anni di vita nell’impiego, […] senza una sussistenza adatta all’età acciaccosa”.
L’amministrazione, valutati gli studi da lui compiuti e l’ottimo attestato di servizio, ritiene che abbia i “lumi” e le “cognizioni necessarie ad un archivista” e il 27 agosto 1840 gli assegna l’incarico che ricoprirà per oltre vent’anni. Nei primi mesi della nuova occupazione Taglioretti è impegnato in varie ore di lavoro straordinario, che lo inducono a segnalare possibili smarrimenti di pratiche o ritardi nello svolgimento delle attività quotidiane, disagi causati dalla carenza di personale.
Col passare degli anni il mantenimento della numerosa famiglia, composta da ben cinque figli, e l’aggravarsi delle sue condizioni di salute e di quelle della moglie, Antonia Mazzoni già ”malaticcia”, rendono precarie le sue condizioni economiche; le ristrettezze lo costringono a indirizzare all’amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri frequenti richieste di anticipazioni di stipendio e istanze di sussidi, talvolta restituiti ratealmente. Nel tentativo di migliorare la propria situazione economica si propone per il posto vacante di economo presso l’Orfanotrofio maschile di San Pietro in Gessate a Milano, ma non ottiene l’incarico e la sua condizione finanziaria si aggrava ulteriormente.
Dal 1853 Taglioretti risiede con la famiglia in un appartamento dell’Ente situato in contrada dell’Olmetto 3950 B (attuale via Olmetto 6); alla fine degli anni ’50 lo stesso parroco della vicina chiesa di Sant’Alessandro interverrà in suo favore presso i Luoghi Pii, per ottenere un sussidio in denaro.
Durante la sua attività di archivista Taglioretti non effettuò modifiche alla struttura della documentazione conservata, sottolineando la necessità di disporre di locali ampi, dotati di scaffalature di più maggiore capienza, tali da poter contenere un maggior numero di pratiche per ciascun Luogo pio. Affronta ben due traslochi dell’imponente patrimonio documentale, il primo da via della Signora a via Rugabella e pochi anni dopo da quest’ultima sede a via Olmetto, dove con il collega Antonio Besozzi avvia opere di sistemazione e di ricondizionatura delle carte, lavoro che vale a entrambi una gratifica straordinaria da parte dell’amministrazione.
Nella seduta del 22 maggio 1863 il Consiglio d’amministrazione della Congregazione di Carità accorda a Taglioretti il trattamento di pensione e l’assegnazione di 2400 lire annue, “per il lungo servizio prestato senza interruzione di 52 anni con soddisfazione […] e con vantaggio dei Luoghi Pii”.
Giuseppe Taglioretti muore nella sua casa di via Olmetto il 29 dicembre 1871.
(testo di Lorenza Barbero)