Monumento a Rosa Susani Carpi

Scultore: Pietro Fumeo (1831-1898)
Anno: 1876
Obelisco in marmo bianco di Carrara, zoccolo in granito rosso e medaglione in marmo, cm 100 x 70 x 250
Milano, Cimitero Monumentale. Israeliti, Necropoli 2

Il monumento a Rosa Susani Carpi dopo il restauro del 2003

La ricognizione effettuata presso l’Archivio del cimitero Monumentale ha permesso di recuperare anche il fascicolo di questa sepoltura; uno tra i pochi salvatisi dalla volontaria distruzione dei documenti raccolti nella sezione denominata “Archivio speciale” riferito alle sepolture israelite, condotta durante il fascismo.
Il Riparto israelitico, ideato da Carlo Maciachini già nel progetto originario del Monumentale, venne aperto nel 1872 e sostituì gli esistenti cimiteri israelitici di Milano, situati a Porta Tenaglia, a Porta Magenta e a Porta Vercellina – quest’ultimo attivo fino al 1885. Nell’agosto 1875 Maciachini presentò, come era uso in quei primi anni di attività del cimitero, una richiesta manoscritta alla Giunta municipale, con cui il progettista del Monumentale avviava di fatto la pratica per la concessione alla Congregazione di uno spazio di 4 metri quadrati ove erigere la sepoltura di Rosa Susani Carpi; la richiesta venne riformulata in termini più dettagliati nel gennaio 1876 allegando uno schizzo dell’esatta area individuata, sempre per mano di Maciachini. Nell’ottobre dello stesso anno lo scultore Pietro Fumeo su incarico della Congregazione di Carità presentò per approvazione alla Giunta la propria domanda e il progetto del monumento. Nel giugno dello stesso anno la Congregazione aveva affidato l’incarico allo scultore a fronte dell’avvenuto ricevimento del suo preventivo, ad esso allegato. Si tratta di due testi insolitamente dettagliati. Nel preventivo lo scultore propone tre varianti progettuali sui particolari decorativi con due possibilità di spesa (lire 1700 e lire 1500), legate queste ultime alla esecuzione o meno delle “pieghe ed ornati in giro alla medaglia”. Per contro il committente approva il progetto riferito alla cifra più modesta precisando a sua volta ogni dettaglio dell’opera che dovrà essere eseguita “in marmo di Carrara di seconda qualità con condizione speciale, che sia scevro da vene, screpolature o d’altri difetti” e poggiare su un basamento in granito rosso a struttura e tinta omogenea, privo di macchie “rugginose”. Per il medaglione raffigurante la defunta, risolto dallo scultore in un delicato profilo a bassorilievo di gusto naturalistico chiuso da rami di alloro e raccolto da un fiocco scolpito con vivo realismo, si accoglie la proposta del marmo di Carrara di prima qualità.
Il documento si rivela interessante anche per la precisa definizione dei compiti e del ruolo dello scultore, al quale era demandata non solo l’esecuzione dell’opera, ma anche l’onere del suo trasporto, posa in opera, collaudo e tasse di registro del contratto nonché l’espletamento di tutte le pratiche con il municipio. Si poneva infine una scadenza tassativa alla consegna del monumento e alla posa nel cimitero, il giorno 31 ottobre 1876, data oltre alla quale “sarà facoltativo alla Congregazione di Carità di rifiutarlo”. A opera collocata e collaudata, la Congregazione versò come d’accordo allo scultore la somma di lire 1.500.

(da Il tesoro dei poveri, pp. 294-295, testo di Giovanna Ginex)