Ignazio Prinetti (1814 – 1867)

Appartenente ad una facoltosa famiglia originaria di Riviera d’Orta che aveva costruito le proprie fortune nel settore del commercio e che vantava ramificati rapporti di parentela con alcune tra le più prestigiose casate imprenditoriali lombarde come i Besana, i Borsini e i Decio, Ignazio Prinetti nacque a Milano il 26 agosto 1814 da Giulio e dalla nobile Giovanna Ciani, sorella dei banchieri patrioti Giacomo e Filippo, ferventi mazziniani.
Il vivace ambiente culturale in cui fu allevato, schierato su posizioni democratiche, ne influenzò gli orientamenti politici spingendolo a maturare una aperta ostilità nei confronti delle autorità austriache. Assiduo frequentatore del caffè della Cecchina, non mancava di partecipare a manifestazioni antigovernative insieme ai fratelli Luigi e Carlo e di intrattenere rapporti con numerosi cospiratori, tanto da essere coinvolto, al principio degli anni Trenta, nel processo per alto tradimento istruito contro gli appartenenti alla Giovine Italia in Lombardia, alla quale pare fosse iscritto come “federato propagatore”.
Sfuggito all’arresto, riparò a Parigi, dove ebbe modo di consolidare i rapporti con altri gli esuli, facendo ritorno a Milano solo dopo l’amnistia concessa dal imperatore Ferdinando I in occasione della sua incoronazione a re del Lombardo-Veneto, il 6 settembre 1838.
Anche dopo il rientro nella città natale e il matrimonio con Anna Esengrini (1839), da cui ebbe due figli, Emanuele e Giovanni, continuò le frequentazioni con gli ambienti liberali, avvicinandosi tuttavia progressivamente alle posizioni moderate filosabaude.
Proprio in ragione dei sospetti alimentati dalle sue amicizie, l’8 febbraio 1848 venne arrestato insieme al cugino Manfredo Camperio e confinato a Linz, mentre un altro cugino, Enrico Besana, riusciva a mettersi in salvo in Piemonte. Nel mese di marzo era però nuovamente in città dove partecipò attivamente all’insurrezione, tanto da assumere il ruolo di Segretario generale del Ministero della guerra del Governo provvisorio di Lombardia.
Nel cosiddetto “decennio di preparazione” coniugò l’impegno politico con quello civico, adoperandosi pure nel settore della beneficenza. In questo ambito, nel 1853, fu relatore di un’inchiesta promossa dalla Società d’incoraggiamento delle Scienze, Lettere ed Arti, “intorno alla pia casa degli esposti, ai ricoveri dei bambini lattanti, agli asili di carità per l’infanzia, ed ai conservatori per la puerizia di Milano”.
Nel 1859, dopo la fusione della Lombardia al Piemonte, divenne consigliere del Comune di Milano e nello stesso anno fu designato Governatore (poi Prefetto) di Novara, mantenendo l’incarico fino al 31 agosto 1861. Nel 1860 divenne Senatore del Regno e fu insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, cui seguì nel 1863 quello di Commendatore.
Ancora nel 1859, fu tra i soci fondatori del periodico moderato “La Perseveranza”. Al progetto avevano aderito molti esponenti degli ambienti aristocratici e alto borghesi che nel corso del processo di unificazione si erano allineati in favore della soluzione monarchico-costituzionale, come Giulio Belinzaghi, Giulio Carcano, Carlo d’Adda, Cesare Giulini della Porta, Carlo e Lorenzo Taverna e Ludovico Trotti, ai quali lo accomunava anche un profondo “senso di responsabilità politico-sociale”.
In questa chiave occorre intendere anche la scelta di accettare, nel 1862, l’incarico di primo presidente della Congregazione di Carità di Milano (istituto erede dei Luoghi Pii Elemosinieri). Nel corso di un quinquennio, il presidente Prinetti e il consiglio riuscirono a riordinare i conti dell’ente, riportando il bilancio in attivo e promossero, d’intesa con l’Ufficio Tecnico guidato dall’ingegnere Giorgio Manzi, un vasto programma di migliorie sul patrimonio rurale che fu premiato all’Esposizione agricola organizzata nel 1864 dalla Società agraria di Lombardia. Sotto la guida di Prinetti vennero anche avviate innovative in ambito assistenziale tra le quali spicca, per la sua precocità e originalità, l’esperimento di affittanza collettiva praticato dal 1864 sui beni ereditati dal conte Giovanni Battista Birago a Lazzate.
L’esperienza ai vertici della massima istituzione di beneficenza milanese fu interrotta bruscamente dalla morte, che colse Prinetti il 20 settembre 1867.
In sua memoria gli eredi destinarono 500 lire in beneficenza ai poveri di San Nazaro.
Era zio di Giulio, figlio di suo fratello Luigi e di Giulia Brambilla, che nel 1873 fondò l’impresa Prinetti & Stucchi, operante dapprima nella fabbricazione di turaccioli e poi in quelle delle macchine per cucire e delle biciclette e infine in quella dei veicoli a motore.

(testo di Maria Cristina Brunati)