Rebecca Berettini nasce a Milano l’11 novembre 1847 da Paolo, decoratore di corte, e da Amalia Favini. Dopo il matrimonio con l’avvocato Achille Calderini, militante nella corrente riformista socialista, collabora alle iniziative educative promosse da Laura Solera Mantegazza e nel 1886 si dedica al patronato scolastico “Scuola e famiglia”. Attenta ai bisogni del suo tempo, si impegna in varie esperienze assistenziali ed educative, per offrire ai giovani dei ceti meno abbienti la possibilità di istruirsi e di apprendere un mestiere, così da migliorare la propria condizione sociale.
Nel 1891 fonda le “Scuole per gli adulti e piccole industrie nelle campagne” con l’intento di contrastare l’analfabetismo, fornire norme igieniche basilari ai contadini e introdurre capacità tecniche per piccole lavorazioni rurali, da svolgersi senza impiego di capitali e di particolari attrezzi, nei periodi di sosta dei lavori agricoli. La stessa Berettini insegna nella prima scuola istituita a Riozzo e nel 1897 pubblica per i suoi allievi il libro di testo Spigolature ad uso dei contadini; comuni, cooperative, società di mutuo soccorso forniscono locali e materiali per lo svolgimento delle lezioni e in breve tempo l’esperimento si diffonde con successo in diverse località della campagna lombarda.
Nel 1895, con il supporto del marito, apre le “Scuole preparatorie operaie femminili”, dall’intento educativo e didattico a indirizzo professionale, riconfermando nell’istruzione e nell’acquisizione di un mestiere i mezzi per procurare alle giovani una vita dignitosa. Le lezioni sono rivolte a fanciulle dai 9 ai 14 anni per un quadriennio, al fine di evitare il loro sfruttamento durante il periodo di apprendistato e ottenere apprezzate competenze come operaie nei laboratori artigianali della città o come lavoratrici abili ad aprire piccole attività commerciali. Iscrizione, pasti e materiali didattici sono gratuiti; le Scuole preparatorie operaie, dapprima basate su elargizioni benefiche di privati e sussidi di enti pubblici, nel 1899 diventano ente morale: nel 1905 si consorziano con la Società Umanitaria e il Comune di Milano e dal 1920 saranno interamente gestite dal Comune stesso.
Favorevole all’emancipazione delle donne e alla loro tutela, Rebecca Berettini aderisce all’Unione Femminile Nazionale; proprio per l’attivismo dimostrato all’interno degli Uffici Indicazioni e Assistenza e le competenze acquisite, nel febbraio 1900 il Consiglio Comunale di Milano la nomina tra i membri della Congregazione di Carità cittadina, incarico che manterrà fino al dicembre 1903.
Prima donna a ricoprire il ruolo di Consigliere dell’Ente, si occupa dell’erogazione delle beneficenze di baliatico e per i poveri infermi, fa parte della Commissione per i derelitti (ossia fanciulli privi di una famiglia attenta al loro mantenimento ed educazione) accolti presso il Ricovero di via San Vincenzo. In loro favore Berettini delinea con i colleghi della Commissione i criteri di ammissione all’Istituto, favorisce l’acquisto di arredi, fra cui un pianoforte allo scopo di arrecare “sollievo e istruzione” e sostiene la necessità di proseguire l’insegnamento impartito ai ragazzi all’interno della struttura e presso le scuole comunali limitrofe. Riceve i ringraziamenti del collega Edgardo Bronzini per l’interessamento mostrato verso i fanciulli, “visitando privatamente quelli che si trovano collocati” in Valcuvia e informando in merito la Commissione stessa.
Durante gli anni del suo mandato opera a sostegno delle ricoverate alla Senavra: migliora il vestiario, la qualità igienica degli ambienti e promuove con successo la libera uscita domenicale.
Attraverso “un’elaborata relazione”, Rebecca Berettini propone un innovativo progetto di riforma della beneficenza baliatica, sostituendo i sussidi in denaro – spesso disperso dalle madri – con la distribuzione gratuita di latte sterilizzato e alimenti sotto controllo medico e richiedendo l’ampliamento del servizio socio sanitario in vari rioni della città. La Congregazione ridimensiona l’ampio progetto, approvando con decorrenza 1° gennaio 1903 l’aiuto alle donne impossibilitate ad allattare e rinviando la decisione di fornire assistenza alle madri provviste di latte.
Obbligata ad assentarsi per “sottoporsi a cura medica”, nella primavera del 1903 Berettini presenta all’Ente le proprie dimissioni per motivi di salute: il Consiglio d’amministrazione, su proposta del Presidente Camillo Rognoni, ritenendo “l’opera sua preziosa” la prega di recedere dalla decisione e di riprendere l’attività dopo essersi ristabilita; assente per gran parte dei mesi successivi riprenderà l’attività in autunno, ma il 3 dicembre parteciperà alla sua ultima seduta.
Nell’ottobre 1925 con testamento olografo dispone un legato di 10.000 lire a favore del Pio Albergo Trivulzio. Rebecca Berettini muore a Milano il 4 gennaio 1926 ed è sepolta al Cimitero Monumentale, accanto al marito.
(testo di Lorenza Barbero)