Gli amministratori: XVI – XVIII secolo

In ordine cronologico (in base all’anno di morte)

Il nobile Giovanni Del Conte (1437 circa-1522) aveva ereditato dal padre Gaspare la carica di “amministratore generale del traffico del sale” conferita nel 1450 da Francesco Sforza. Nominato famigliare ducale nel 1468, accumulò una fortuna ingente accresciuta dall’eredità pervenutagli dalla madre, Margherita Toscani. Con testamento dell’8 febbraio 1518 nominò erede universale il Consorzio della Misericordia, di cui era stato amministratore.

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Nel suo testamento dell’8 maggio 1583 il conte Diomede Castano (morto nel 1585), ricco mercante di seta operante a Milano, nominò erede universale la Scuola di Santa Caterina in San Nazaro, di cui era deputato. Il luogo pio era incaricato di erogare le rendite del suo patrimonio ai poveri e infermi delle parrocchie di San Calimero, San Giovanni in Laterano e San Nazaro in Brolo.

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 Il sacerdote Giovanni Pietro Spagnoli (1628-1690), curato della parrocchia di San Babila a Milano, con il testamento del 10 ottobre 1690 nominò erede universale il Luogo pio di Nostra Signora di Loreto, di cui era amministratore. Il luogo pio entrò in possesso di alcune proprietà a Melzo e a Vignate.

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Il nobile Paolo Camillo D’Adda (morto nel 1713) ricoprì la carica di decurione della città di Milano e fu deputato del Consorzio della Misericordia dal 1676 al 1712. Con il testamento del 15 aprile 1712 nominò erede universale lo stesso luogo pio, riservando a quello della Divinità un legato di 100 lire. Il patrimonio pervenuto in beneficenza alla sua morte comprendeva ampi possedimenti a Mairano e a Villa Rossa, nel territorio lodigiano.

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Il conte Giovanni Francesco Arese (1642-1721), cavaliere di San Giacomo della spada, ambasciatore di Spagna presso gli Svizzeri e generale d’artiglieria, era deputato di Porta Vercellina nel capitolo del Luogo pio Quattro Marie. Nel 1718 impose all’erede, il nipote Benedetto Arese, di versare un capitale di 115.000 lire allo stesso luogo pio, che era tenuto ad erogare ogni anno sei doti a povere nubili della parrocchia di San Babila.

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Il conte Giovanni Antonio Parravicini (1645-1721), ricco banchiere, collezionista e deputato nel capitolo del Luogo pio delle Quattro Marie, nel 1721 effettuò una donazione di 3.000 lire destinata all’erogazione di doti per povere nubili. Nelle sue disposizioni testamentarie beneficò anche l’Ospedale Maggiore e l’Orfanotrofio Femminile di Milano.

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Il conte Giovanni Visconti (morto nel 1723) apparteneva al ramo dei signori di Crenna. Nominato decurione nel 1686, ricoprì la carica di deputato dell’Ospedale dei Vecchi in Porta Vercellina e del Luogo pio delle Quattro Marie, nominato erede universale delle sue sostanze. Il patrimonio del Visconti comprendeva beni situati a Caiello, Camnago, Cardano (dove volle essere sepolto), Casorate e Castano.

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Con il testamento del 2 ottobre 1730 il conte Francesco Pecchio (morto nel 1733) nominò erede universale il Luogo pio di Nostra Signora di Loreto, di cui era uno degli amministratori, con l’obbligo di convertire le rendite dei suoi beni in sussidi a famiglie nobili e di mercanti decadute. L’eredità comprendeva numerosi beni immobili situati a Milano e proprietà terriere a Cassina Amata, Cassina de’ Pecchi, Palazzolo Milanese e Pinzano.

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Il conte Giovanni Antonio Melzi (1660-1735) nel testamento del 3 gennaio 1735 legò al Luogo pio Melzi, di cui era uno degli amministratori, duemila scudi, pari a 12.000 lire imperiali. Destinò inoltre 100.000 lire all’Ospedale Maggiore di Milano di cui fu deputato dal 1685 al 1729.

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Il marchese Pietro Ottavio Ferreri (morto nel 1757) nelle sue disposizioni testamentarie lasciò proprio erede il fratello Federico, riservando un legato di 10.000 lire al Luogo pio delle Quattro Marie di cui era stato deputato.

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